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CHIRURGIA ESTETICA DEL VISO

Nulla come un eccesso di pelle alle palpebre superiori o le cosiddette ‘borse’ sotto gli occhi rendono lo sguardo spento ed invecchiato. Questi fenomeni compaiono generalmente in età adulta e tendono progressivamente a peggiorare con il passare degli anni ma, in qualche caso, e soprattutto laddove vi sia una predisposizione familiare, sono presenti già in giovane età. Il problema ha una soluzione chirurgica: la blefaroplastica. Il chirurgo attraverso specifiche incisioni rimuove in modo parziale e selettivo la pelle in esubero ed il grasso responsabile delle borse avendo cura che le cicatrici risultino poco o per nulla visibili. L’intervento si esegue in anestesia locale o con una blanda sedazione in regime di day hospital ed ha una durata di circa mezz’ora per le palpebre superiori ed altrettanto per quelle inferiori. Il decorso post operatorio è pressoché indolore e dopo un paio di ore il paziente può far ritorno alla propria abitazione con piccoli cerotti che nascondono le ferite e limitano il gonfiore. Quando richiesto dal paziente è possibile, con minime varianti di tecnica, effettuare anche modifiche come quella di rendere più ammiccante uno sguardo particolarmente spento o triste.

È un intervento chirurgico che può avere solo finalità estetiche oppure associare aspetti funzionali. Prevede il rimodellamento parziale o completo delle strutture ossee e cartilaginee del naso. Con la rinoplastica è possibile correggere quelle imperfezioni del naso che talvolta sono fonte di disagio per molte persone. Attraverso piccole incisioni praticate all’interno delle narici, quindi esternamente invisibili, il chirurgo può correggere molti difetti: la gobbetta o l’eccessivo avvallamento del dorso, le narici troppo larghe, la punta eccessivamente grande, quella troppo ruotata verso il basso o eccessivamente all’insù. La rinoplastica è una procedura chirurgica completamente indolore ed i piccoli disagi conseguenti all’intervento sono correlati alla presentabilità sociale nei giorni successivi all’intervento infatti il paziente indossa un piccolo tutore protettivo sul dorso nasale per circa una settimana e spesso presenta gonfiore e lividi nella regione palpebrale. Abitualmente questo intervento viene eseguito in anestesia generale o in sedazione in regime di day hospital o con un brevissimo ricovero. Piccole correzioni della punta possono essere effettuate in anestesia locale con dimissione immediata. Accanto alle indicazioni estetiche, quando ve ne sia necessità, si associano quelle funzionali per cui una deviazione del setto nasale o una ipertrofia dei turbinati possono essere trattati durante una rinoplastica estetica oppure, al contrario, l’esigenza funzionale può essere l’occasione per correggere difetti estetici che, di per sé, non sarebbero stati sufficienti a condurre il paziente dal chirurgo. La rinoplastica estetica è, per eccellenza, un intervento di trasformazione infatti il paziente chiede un cambiamento di una propria caratteristica fisica e, proprio in virtù di questa considerazione, è fondamentale che la forma ed il volume del naso siano il frutto di una ponderata valutazione del viso nel suo insieme al fine di produrre un risultato assolutamente armonico.
Uno sguardo attraente spesso è caratterizzato da forma armonica del sopracciglio. Questa area anatomica condiziona fortemente l’espressività del volto al punto da essere un elemento cardine della mimica. La posizione e la forma dell’arcata sopraccigliare sono una prerogativa individuale geneticamente programmata che tende a modificarsi con l’invecchiamento quando si assiste ad una progressiva ptosi dei tessuti muscolo cutanei tanto da condurre ad una riduzione dello spazio anatomico della palpebra superiore. Il trucco quotidiano unito alla diffusa abitudine di strapparsi le sopraciglia oppure ancora l’epilazione definitiva sostituita dalla dermopigmentazione sono tra i più comuni tentativi ornamentali di produrre uno sguardo più accattivante ed interessante attraverso la modifica del disegno dell’arcata sopraccigliare. Il lifting temporale è un intervento chirurgico che si esegue per rimediare una ptosi sopraccigliare oppure per modificare una posizione sgradita dello stesso. Si tratta di una chirurgia mini invasiva che restituisce rapidamente il paziente alla socialità lasciando nei primi giorni dopo l’intervento dei postumi contenuti e ben nascosti. Si esegue abitualmente in regime di day hospital con una blanda sedazione endovenosa supportata da anestetico locale in modo da annullare non solo il dolore ma anche la componente emotiva. Il chirurgo attraverso una piccola incisione nel cuoio capelluto esegue uno scollamento tradizionale o con l’ausilio dell’endoscopio della cute e dei muscoli della fronte per poterli riposizionare secondo progetto preoperatorio ridefinendo il disegno dell’arcata sopraccigliare.
Il lifting o ritidoplastica cervicofacciale ringiovanisce l’aspetto del viso e del collo riposizionando i tessuti muscolari e cutanei rilassati del terzo inferiore del viso e del collo a causa dell’invecchiamento o di un eccessivo dimagrimento. L’intervento prevede una incisione di estensione crescente, in funzione dell’entità dell’intervento programmato, che si localizza immediatamente a ridosso della porzione anteriore del padiglione auricolare e nel solco retroauricolare. Il lifting si esegue in sedazione o in anestesia generale con un ricovero in regime di day hospital. Il lifting (dall’inglese to lift  sollevare) è un intervento chirurgico che ha la finalità di ‘sollevare’ aree del viso o del collo. A seconda dei distretti interessati si identifica il lifting frontale, temporale, zigomatico, facciale o cervicale e ciascuna regione può essere trattata singolarmente o contestualmente ad altre. Il candidato ideale al lifting è il paziente che presenta una evidente riduzione del tono cutaneo a cui si associa cute rilassata e cadente e, proprio in virtù di queste considerazioni, è l’intervento chirurgico che, più di ogni altro, si pone l’obiettivo del ringiovanimento. Si eseguono delle incisioni collocate in aree possibilmente nascoste ed evidentemente dipendenti dal distretto interessato; attorno alle orecchie e talvolta al di sotto del mento per il cervicofacciale, nel margine palpebrale inferiore per la regione zigomatica, nel cuoio capelluto per la regione frontale e quella temporale. Attraverso questi incisioni si produce uno scollamento cutaneo o muscolare del volto ricollocando le strutture muscolari nella posizione che li caratterizzava prima che iniziasse il processo di invecchiamento cutaneo e si conclude il lavoro rimuovendo la pelle in eccesso. Tale intervento può essere più o meno moderato in funzione delle esigenze del paziente fermo restando che il bilancio tra ringiovanimento e naturalezza del risultato deve essere la guida del nostro operato. Sempre più frequentemente i media ci introducono presunte novità in questo ambito: leggiamo di minilifting, di softlift, di lifting della pausa pranzo, di lifting endoscopico, di lifting con fili, di lifting verticale; questa eterogenea terminologia descrive un intervento che nelle sue modalità di esecuzione può prevedere differenti risoluzioni tecniche con differenti livelli di impegno chirurgico e di risultato. Quale strategia scegliere è piuttosto semplice: l’esito di un lifting è quasi sempre proporzionale al livello di invasività della tecnica ma non per questo tecniche minori non vanno prese in considerazione. Una tecnica moderata produce un risultato più naturale, meno duraturo nel tempo ma con un rientro più rapido alla socialità; quanto più la tecnica è invasiva tanto più il risultato sarà stabile nel tempo prevedendo un post operatorio di un certo rilievo. Le complicanze sono piuttosto rare e sono quelle tipiche di tutta la chirurgia: cattiva cicatrizzazione, ematomi, possibili infezioni o lesioni nervose. La durata dell’intervento, la degenza ed il tipo di anestesia sono dipendenti dall’entità della tecnica prevista e dalle aree interessate. Si passa dalla mezzora in anestesia locale in regime ambulatoriale per l’applicazione di fili sottocutanei alle quattro ore in anestesia generale con ricovero di ventiquattro ore per un lifting completo del viso.

Il lifting zigomatico o lifting malare o lifting del terzo medio prevede un sollevamento dell’area malare attraverso una incisione localizzata al margine delle ciglia della palpebra inferiore. Il chirurgo accede e mobilizza i tessuti molli dell’area anteriore dello zigomo per sollevarli ed ancorarli in una posizione più elevata riproducendo un forma più tonica. L’intervento si esegue in anestesia locale con sedazione con un ricovero di qualche ora e prevede un disagio sociale a causa del gonfiore di una decina di giorni.

La mentoplastica additiva permette l’aumento di volume e il rimodellamento della forma del mento attraverso l’impianto di protesi. La procedure prevede una piccola incisione che può essere localizzata nel solco sottomentoniero oppure nel cavo orale attraverso la quale si crea lo spazio in prossimità dell’osso dove verrà alloggiata la protesi. Si esegue una simulazione computerizzata preoperatoria in sede di visita per valutare l’entità dell’aumento e la protesi più adeguata. In alternativa è possibile effettuare la ricostruzione della struttura scheletrica del paziente attraverso i dati della tomografia computerizzata ed una stampante tridimensionale per ricostruire un modellino con osso di banca. Non da ultimo citiamo l’alternativa meno impegnativa del ricorso a filler dei tessuti molli per volumi minori. L’intervento si effettua in anestesia locale con sedazione e ricovero in day hospital.

La mentoplastica riduttiva permette la riduzione del mento attraverso il rimodellamento osseo che si effettua con una fresa ossea attraverso un accesso praticato nel nel cavo orale. Si esegue abitualmente una simulazione computerizzata preoperatorio per programmare l’entità del lavoro. La mentoplastica riduttiva si esegue in sedazione con ricovero in day hospital.

Con questo intervento si crea un aumento di volume e il rimodellamento della forma degli zigomi attraverso l’impianto di protesi. L’intervento si esegue in anestesia locale supportata da una sedazione con un ricovero di poche ore. L’incisione si esegue lungo il margine ciliare della palpebra inferiore oppure nel cavo orale. Frequentemente questa procedura è sostituita dal riempimento con tessuto adiposo autologo (lipofilling) oppure con filler.

L’otoplastica permette la correzione delle deformità del padiglione auricolare come l’eccessiva sporgenza dalla scatola cranica oppure la disarmonia della forma. È prevista un cicatrice posteriore nel solco retroauricolare e l’anestesia locale con una eventuale sedazione ed un ricovero di poche ore. È possibile effettuare l’intervento anche in età pediatrica. Quando si parla di orecchie a ventola (o sventola) ci si riferisce ad una piccola anomalia di forma del padiglione auricolare che è facilmente correggibile attraverso un semplicissimo intervento chirurgico che prende il nome di otoplastica. Le orecchie a ventola si manifestano già nel bambino e la causa non è dovuta, come molti pensano, a traumi o ad una cattiva posizione notturna ma è geneticamente programmata. Il difetto di forma può coinvolgere una sola o più componenti del padiglione auricolare cartilagineo che è l’impalcatura che produce la forma dell’orecchio. L’otoplastica si esegue in regime ambulatoriale o in day hospital in anestesia locale o con blanda sedazione per cui il paziente può ritornare a casa poche ore dopo il trattamento. Attraverso un’incisione nascosta nel solco dietro all’orecchio, il chirurgo esegue la correzione della cartilagine asportandone quando necessario la porzione in esubero e rimodellando alcune aree in modo da riprodurre una forma completamente naturale. L’intervento può essere eseguito anche nei bambini in età prescolare per evitare disagi psicologici e la sua durata è di circa quaranta minuti.
È possibile eseguire una modesta rotazione ed un innalzamento del labbro attraverso l’eversione della mucosa effettuata con micro incisioni interne oppure effettuando un piccolo taglio a ridosso della porzione inferiore delle narici o del margine superiore delle labbra stesse. Complessivamente sono procedure eseguibili in anestesia locale in regime ambulatoriale.

Con la labioplastica additiva si aumenta il volume delle labbra mediante l’impianto di una protesi. In anestesia locale vengono eseguite due piccolissime incisioni all’interno delle labbra attraverso le quale si inserisce in un piano profondo la protesi prescelta che è prodotta con un silicone morbido. Il disagio post trattamento è legato al gonfiore e perdura per circa una settimana. In alternativa è possibile ricorrere al lipofilling cioè all’ innesto di tessuto adiposo autologo.

CHIRURGIA DI ABBELLIMENTO CORPOREO

La liposuzione, definita anche con i termini di lipoaspirazione o liposcultura, permette la riduzione delle adiposità localizzate ed il rimodellamento irreversibile della silhouette corporea. Differentemente da una dieta non è finalizzata tanto alla riduzione del peso corporeo quanto al rimodellamento della forma eliminando gli esuberi localizzati di tessuto adiposo. Oltre alla tecnica classica esistono varianti con specifiche indicazioni come la vibroliposuzione, la laser lipolisi o la lipolisi ultrasonica. Con questi interventi è possibile rimuovere il grasso in molteplici distretti anatomici come l’addome e i fianchi o il dorso, le cosce, le ginocchia e le caviglie oppure le braccia. In funzione dell’estensione o del volume si procede in regime di day hospital o di ricovero in anestesia locale con eventuale sedazione o in anestesia generale.
L’addominoplastica è un intervento chirurgico che prevede la rimozione della cute e del tessuto adiposo in eccesso a livello addominale e la correzione dell’eventuale flaccidezza muscolare. I candidati ideali per questo intervento sono quindi i pazienti con un addome particolarmente pronunciato e cadente, coloro che hanno perso peso, le donne segnate da una o più gravidanze o semplicemente chi abbia subito una significativa perdita di tono della muscolatura e del tessuto addominale. Attraverso un taglio lineare praticato al di sopra del pube il chirurgo rimuoverà pelle e tessuto adiposo in eccesso e, quando ve ne sia la necessità, provvederà alla correzione dell’eventuale diastasi dei muscoli retti ricostruendo completamente la parete addominale. A seguito dell’intervento al paziente rimarrà una cicatrice risalente dal pube verso i fianchi più o meno pronunciata a seconda dell’importanza dell’atto chirurgico stesso ma comunque ben nascosta sotto la biancheria intima o il costume da bagno. L’intervento può essere parziale, definita anche mini addominoplastica, quando interessa la sola porzione al di sotto dell’ombelico oppure completa, con la trasposizione dell’ombelico, quando si estende sino all’arcata costale. Talvolta si associa anche una lipoaspirazione delle adiposità localizzate oppure la correzione della diastasi dei muscoli retti o di eventuali ernie della parete addominale. Nella maggior parte dei casi la procedura avviene in anestesia generale con un breve ricovero.
Di norma la ghiandola mammaria è assente nell’infanzia ed inizia a svilupparsi, seppur in minima quantità, anche nel maschio durante la pubertà. Con il termine ginecomastia si indica un eccessivo sviluppo della ghiandola mammaria nell’uomo. Nella maggior parte dei casi, soprattutto nei pazienti in sovrappeso, in realtà si osserva un anomalo incremento di tessuto adiposo in questa regione ed in tali circostanze è preferibile parlare di pseudoginecomastia. La ginecomastia raramente è patologia degna di nota se non per il disagio psicologico che comporta per l’inestetismo associato infatti il paziente spesso evita ogni condizione che lo esponga a torace nudo o l’abbigliamento eccessivamente attillato. Una volta risolti eventuali disfunzioni ormonali la soluzione del problema è chirurgica. Nei casi di pseudoginecomastia ci si affida alla lipoaspirazione. Attraverso piccolissime incisioni ed apposite cannule si rimuove il tessuto adiposo in eccesso producendo una riduzione volumetrica ed un conseguente riadattamento della cute alla nuova forma. Nei casi più voluminosi è bene non svuotare completamente l’area per evitare un cedimento della cute oppure si programma una rimozione di pelle attorno all’areola pur sapendo che il residuo cicatriziale potrebbe essere evidente e, a sua volta, fonte di disagio. Nei casi di ginecomastia vera è possibile eseguire una lipoaspirazione rimuovendo con l’ausilio delle cannule anche parte della ghiandola mammaria oppure ricorrere all’intervento tradizionale nel quale si asporta chirurgicamente il tessuto mammario attraverso una incisione sul margine dell’areola. Nell’uno e nell’altro caso è opportuno valutare quanto la pelle possa riadattarsi dopo il trattamento e prendere in considerazione la possibilità di una rimozione di cute periareolare pur con un residuo cicatriziale più evidente. L’intervento si esegue in anestesia locale con sedazione in regime di day hospital senza particolari disagi per il paziente durante l’intervento e nel post operatorio.
Oltre agli interventi di correzione della ginecomastia esistono procedure di incremento volumetrico e rimodellamento della forma dei pettorali maschili attraverso l’impianto sottomuscolare di protesi con accesso periareolare o ascellare. L’intervento si esegue in anestesia generale con ricovero in regime di day hospital.
Le problematiche che inducono un paziente a rivolgersi al chirurgo plastico per migliorare l’estetica delle proprie braccia sono legate essenzialmente all’eccesso di cute che si palesa soprattutto a braccia aperte oppure alla presenza di adiposità. L’invecchiamento cutaneo comporta una riduzione del tono della pelle che negli arti superiori può diventare fortemente antiestetica. Una analoga condizione si verifica nei soggetti sottoposti a diete importanti in cui alla riduzione della componente adiposa degli arti spesso non corrisponde un adeguato assestamento della cute. Nei soggetti con adiposità localizzata e cute tonica è possibile eseguire in anestesia locale in regime ambulatoriale una lipoaspirazione attraverso una microincisione nel gomito o nel cavo ascellare con una discreta riduzione del volume. I pazienti affetti da blanda lassità cutanea possono optare per un minilifting delle braccia con una minima incisione nel cavo ascellare. Nei casi maggiori è indicato un lifting o brachioplastica con una incisione sulla superficie interna delle braccia dal cavo ascellare al gomito attraverso la quale si asporta completamente tutta la cute in eccedenza. Queste procedure si eseguono in regime di day hospital in anestesia generalo oppure in anestesia locale con il supporto di una sedazione. Si tratta in ogni caso di interventi poco dolorosi che permettono un rientro alla vita sociale e lavorativa pressoché immediato.

Con il passare degli anni la cute delle mani perde elasticità, diventa rugosa e sviluppa macchie più in fretta di altre zone del corpo a causa della maggiore esposizione ambientale a cui questo distretto è sottoposto. Per migliorare la qualità di una pelle sofferente ovvero rallentarne l’invecchiamento è possibile ricorrere a microiniezioni di sostanze biorivitalizzanti al fine di idratarla e nutrirla. Soluzione altrettanto efficaci per mani leggermente più danneggiate sono rappresentate da peeling e laser. Nei casi di severo invecchiamento è possibile affrontare chirurgicamente il problema. Una mano avvizzita può essere recuperata attraverso lipofilling ovvero attraverso impianti di tessuto adiposo autologo che andrà a rinfoltire l’esiguo sottocute riportando un gradevole turgore ed una adeguata distensione cutanea. Nei pazienti con severa dermatocalasi ed elevate esigenze estetiche è possibile programmare anche un lifting delle mani attraverso il quale è possibile rimuovere completamente la cute in eccesso.

Il principale e più classico intervento per aumentare volume e proiezione del gluteo è la gluteoplastica additiva. Il chirurgo alloggia una protesi nel muscolo grande gluteo creando un miglioramento della forma e un effetto indiretto di sollevamento proporzionali al volume dell’impianto. Si tratta di una procedura impegnativa che prevede qualche giorno di astensione dall’attività fisica. In alternativa un riempimento più modesto può essere effettuato utilizzando il tessuto adiposo autologo oppure acido ialuronico ad alta densità. Il lipofilling del gluteo necessita di una preliminare lipoaspirazione per ottenere un certo volume di tessuto adiposo che viene poi iniettato nell’area ricevente del gluteo. Il filler a base di acido ialuronico è una soluzione ottimale quando è richiesto un volume contenuto con un risultato immediato. La procedura si esegue in regime ambulatoriale con un rientro alla vita sociale e lavorativa immediato. In posizione eretta si esegue un progetto per definire le aree nei quadranti superiori destinate a ricevere l’impianto per poi eseguire il trattamento con il paziente in posizione prona. In anestesia locale attraverso una microscopica incisione si inietta il prodotto con apposite cannule. Il limite della gluteoplastica di aumento attraverso macro filler è la reversibilità del risultato infatti l’acido ialuronico nel tempo si riassorbe e per avere un risultato stabile si prevedere un piccolo ritocco di mantenimento a cadenza annuale.
Il lifting del gluteo corregge la ptosi producendo un sollevamento del lato b attraverso la rimozione della cute eccedente e la sospensione dei tessuti molli. Esistono differenti possibili incisioni che si effettuano nella porzione superiore del gluteo dove poi alloggeranno le cicatrici ed è possibile contestualmente effettuare un lipofilling quando è richiesto anche un aumento di volume. L’intervento si esegue in anestesia generale o spinale con ricovero di un giorno.
La dermolipectomia delle cosce permette di correggere la flaccidità e l’eccesso della pelle delle cosce. Dall’intervento residua una cicatrice nel solco inguinale di estensione proporzionale alla gravità del caso. In funzione del tempo chirurgico la procedura può essere eseguita in anestesia locale e sedazione oppure generale.
Consente l’incremento di volume e il rimodellamento della forma dei polpacci attraverso l’impianto di protesi con cicatrice nel cavo popliteo. L’intervento si esegue in anestesia locale con sedazione oppure generale ovvero in anestesia spinale in day hospital. Talvolta per riempimenti di minor entità si ricorre al lipofilling oppure all’acido ialuronico.
J Plasma Renuvion è sinonimo della più attuale ed avanzata tecnologia in campo medicale per il trattamento delle lassità cutanee. Alla radiofrequenza si combina l’energia del plasma, inteso come stato della materia, prodotto dalla combustione del gas elio. Questo gas ionizzato consente un rialzo termico controllato di brevissima durata ottimale per indurre la retrazione dei tralci fibrosi presenti nel tessuto sottocutaneo permettendo così di compattare e dare tensione alla pelle anelastica e atonica. Questa procedura si applica al viso, addome, braccia, fianchi, dorso, cosce, ginocchia e braccia. Si tratta di una vera e propria tecnica chirurgica poiché prevede l’impiego di una sonda sottocutanea che il chirurgo manipola attraverso piccolissimi accessi chirurgici. È sufficiente l’anestesia locale per singole aree ma appare più indica l’anestesia generale per trattamenti total body. Nel post trattamento residua gonfiore per qualche giorno mentre il risultato definitivo si apprezza dopo diverse settimane.

CHIRURGIA ESTETICA DELLA MAMMELLA

Un seno naturalmente poco sviluppato, una riduzione di volume dopo un dimagramento o dopo una gravidanza oppure una perdita di tono del tessuto mammario dovuta ai processi di invecchiamento possono essere corretti attraverso un intervento chirurgico che prende il nome di mastoplastica additiva. Si tratta di uno tra gli interventi di chirurgia estetica tra i più desiderati dalle donne e tra i più diffusi al mondo. La mastoplastica additiva può essere eseguita attraverso molteplici tecniche ognuna delle quali presenta vantaggi e limiti per cui è necessario valutare caso per caso la miglior strategia possibile. Anzitutto bisogna scegliere l’accesso ovvero dove localizzare l’incisione che permetterà l’introduzione della protesi. L’accesso dall’ascella ha il vantaggio di non lasciare cicatrici necessario la regione mammaria ma talvolta lascia postumi evidenti nel cavo ascellare. L’accesso dal solco sottomammario prevede una cicatrice che può rivelarsi piuttosto antiestetica in alcune posizioni ma è la più idonea all’impianto di protesi di grande volume. L’accesso dall’areola è il più praticato perché lascia una cicatrice poco evidente ma può prevedere alterazioni temporanee della sensibilità della cute in questa regione. Per quanto riguarda l’alloggio esiste la possibilità di collocare l’impianto in una posizione superficiale rispetto al piano muscolare oppure in uno spazio più profondo. Gli impianti sopramuscolari (o sottoghiandolari) sono chirurgicamente più semplici e meno dolorosi nel periodo post operatorio ma, come è intuibile, poco adatti alle pazienti magre in quanto le protesi possono diventare molto evidenti. Gli impianti sottomuscolari o parzialmente sottomuscolari prevedono un maggior impegno da parte della paziente ma spesso risultano essere i più adatti soprattutto per le pazienti di corporatura esile. Esiste anche una discreta variabilità nelle protesi mammarie. La quasi totalità degli impianti è in integralmente in silicone ma ne esistono anche rivestite in poliuretano oppure con contenuto in fisiologica. Dal punto di vista della forma si distinguono protesi tonte e protesi anatomiche. Nella progettazione di un intervento si valutano tutte le possibili opportunità personalizzando ciascun intervento. La paziente portatrice di protesi mammarie può sottoporsi agli esami diagnostici come ecografia, mammografia e risonanza magnetica. La funzionalità delle ghiandola mammaria non è modificata e le protesi non devono necessariamente essere sostituite dopo qualche anno. L’intervento chirurgico si esegue preferenzialmente in anestesia generale in regime di day hospital.
La mastopessi o lifting del seno permette di sollevare e rassodare un seno svuotato e caduto. Questa richiesta è molto frequente nella donna adulta con pregressi allattamenti o nei casi di calo ponderale oppure più semplicemente per cedimento dei tessuti. Un aspetto essenziale di questa chirurgia è la progettazione pre operatoria in cui il chirurgo e la paziente valutano i possibili risultati in funzione della condizione iniziale e delle aspettative. Verrà presa in esame l’anatomia iniziale, la storia clinica e il tipo di cute in rapporto alla forma e al volume desiderati. L’elemento maggiormente deterrente nell’affrontare l’intervento di mastopessi è l’estensione delle cicatrici. Nelle forme più lievi di ptosi in cui si presenta la necessità di un sollevamento contenuto si può ricorrere alla mastopessi periareolare cioè all’innalzamento del complesso areola capezzolo attraverso la rimozione della sola cute attorno all’areola in modo produrre una cicatrice confinata a quel distretto. Quando subentra la volontà di un sollevamento maggiore bisogna asportare più cute con la conseguente estensione della cicatrice oltre che attorno alla areola anche verticalmente tra il margine inferiore dell’areola sino al solco sottomammario. Nei casi più gravi si procede ulteriormente con l’incisione anche nel solco sottomammario producendo una sorta di ancoretta o di T rovesciata. Durante l’intervento oltre alla rimozione di cute si esegue un vero e proprio rimodellamento della ghiandola mammaria stessa che viene, in funzione del caso, riposizionata più in alto con una nuova distribuzione del volume in una forma più compatta e gradevole. Quando la paziente desidera un miglioramento della forma e un incremento del volume è possibile associare un impianto di protesi ovvero eseguire una mastoplastica additiva e una mastopessi nella medesima seduta operatoria. In questi casi l’estensione della cicatrice si ridurrà proporzionalmente al volume della protesi. Un intervento ben eseguito non limita la funzionalità della ghiandola mammaria e tantomeno impedisce l’esecuzione delle normali procedure diagnostiche come ecografia, mammografia o risonanza magnetica. L’intervento si esegue prevalentemente in anestesia generale in regime di day hospital o con breve ricovero.
Un seno particolarmente abbondante può essere corretto e riportato ad un volume più naturale e ad una forma armonica attraverso la mastoplastica riduttiva. La causa dell’eccesso di volume mammario può dipendere da un aumento della componente adiposa ovvero di quella ghiandolare oppure di entrambe. Le donne con seno particolarmente prosperoso provano un disagio sia psicologico, per l’eccessivo volume, sia fisico a causa dei disturbi della postura che possono derivarne infatti un eccessivo peso nella regione mammaria nel tempo può causare qualche disturbo alla colonna vertebrale con mal di schiena e macerazione della cute nel solco sottomammario. L’intervento può essere eseguito utilizzando diverse tecniche per cui è buona norma prendere in considerazione quanto meglio si addica a ciascuna paziente. Una mastoplastica riduttiva ha una durata variabile tra le due e le tre ore ed è abitualmente praticata in anestesia generale. La mastoplastica riduttiva prevede una cicatrice attorno all’areola ed una verticale sino al solco sottomammario e poi, a seconda delle tecniche impiegate e del volume che si intende rimuovere, una eventuale terza più o meno lunga nel solco stesso.
La massiva diffusione delle protesi mammarie nelle ultime decadi ha prodotto l’attuale costante crescita di richieste di consulenza per la valutazione clinica e diagnostica dell’impianto ed una sua eventuale sostituzione.
Il lipofilling permette il modesto riempimento volumetrico delle mammelle attraverso il proprio tessuto adiposo. L’indicazione principale rimane il riempimento di aree localizzate come i deficit di volume in esiti di trauma o di interventi chirurgici. Si esegue in anestesia locale con l’eventuale supporto di una sedazione in regime di day hospital.

CHIRURGIA DELLE CALVIZIE

L’autotrapianto di capelli è un intervento chirurgico che permette di rinfoltire zone glabre o diradate del cuoio capelluto utilizzando bulbi prelevati da quelle aree in cui i capelli sono più fitti e resistenti alla calvizie. L’alopecia androgenetica è la causa più frequente della calvizie ed interessa nella quasi totalità dei casi il maschio avendo come causa la progressiva atrofia dei bulbi piliferi per opera dell’azione del testosterone. Nella regione posteriore della nuca e nelle zone laterali del cranio i bulbi hanno prerogative tali da non subire l’azione ormonale e proprio da queste aree che il chirurgo preleva i capelli per innestarli in quelle diradate. Le tecniche più evolute permettono di trapiantare singole unità follicolari al fine di ottenere un risultato del tutto naturale. Chirurgo e paziente decidono quale tecnica adottare per prelevare i capelli destinati all’autotrapianto. La tecnica FUT prevede il prelievo di una piccola porzione di cuoio capelluto (strip) dall’area donatrice da cui ricavare le unità follicolari che si intendono trapiantare con il residuo di una cicatrice lineare nascosta tra i capelli. La tecnica FUE consiste nel prelievo diretto delle singole unità follicolari. La medesima procedura è utilizzata per la ricostruzione dell’arcata sopraccigliare negli esiti di trauma. L’autotrapianto si esegue in regime di day hospital e viene effettuato in anestesia locale con un’eventuale blanda sedazione per aumentare il comfort del paziente.

CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA

La revisione chirurgica o laser assistita di cicatrici patologiche o inestetiche permette il miglioramento degli esiti di traumi spesso occorsi per cause a seguito delle quali non è stato immediatamente possibile gestire nel migliore modo possibile il processo di riparazione. In funzione del caso è possibile fare ricorso a differenti approcci come plastiche cutanee o lembi fino all’impiego di tecniche di espansione cutanea oppure alla ingegnerizzazione tissutale.
Il chirurgo plastico esegue la rimozione chirurgica delle lesioni cutanee e dei tessuti molli per far seguito alla valutazione istologica. Nel caso in cui le dimensioni della lesione non consentano la sutura diretta si ripara l’area interessata mediante plastica con innesto dermo-epidermico o eseguendo la ricostruzione con lembi cutanei. Le procedure di chirurgia oncologica vengono effettuate generalmente in anestesia locale o sedazione, in regime ambulatoriale o day hospital a seconda del singolo caso clinico. Quando non è contemplato l’esame istologico talvolta è possibile ricorrere a procedure laser assistite.
Il chirurgo cura le patologie ungueali con indicazione chirurgica con tecniche conservative. Si tratta di interventi in regime ambulatoriale e anestesia locale.
La ptosi palpebrale è un abbassamento della palpebra, congenito o acquisito, che non permette un’adeguata esposizione dell’iride. La correzione della ptosi si esegue intervenendo direttamente sul sistema elevatore della palpebra oppure attraverso una sospensione al muscolo frontale. Queste procedure possono essere eseguite, a seconda dei casi, in anestesia locale o in sedazione in regime day hospital
Si tratta di condizioni in cui il margine cigliare si presenta ruotato verso l’esterno (ectropion) oppure verso l’interno (entropion) determinando deformità della palpebra e frequenti fenomeni di congiuntivite. L’intervento di correzione permette il ripristino della corretta aderenza della palpebra al bulbo oculare. La tecnica più adeguata viene stabilita in base al singolo caso clinico e alla natura del problema. L’intervento viene generalmente effettuato in anestesia locale in regime ambulatoriale o day hospital
E’ un intervento effettuato con tecnica tradizionale oppure endoscopica con l’obiettivo di migliorare la funzione respiratoria mediante la correzione delle deviazioni settali e la riduzione dell’ipertrofia dei turbinati. La procedure si effettua in sedazione o in anestesia generale in regime day hospital e può essere associata ad una rinoplastica estetica.
La chirurgia ricostruttiva mammaria si avvale di molteplici tecniche frequentemente combinate tra loro con strategie assolutamente specifiche per ogni caso clinico. Attraverso il lipofilling è possibile correggere difetti di lieve e media entità del profilo mammario come avvallamenti, solchi e modesti deficit di volume. La tecnica prevede il prelievo del tessuto adiposo della paziente mediante liposuzione e il successivo impianto con microcannula. In seguito al parziale riassorbimento del tessuto adiposo innestato può essere necessario ripetere la procedura più volte. L’intervento viene generalmente effettuato in anestesia locale o in sedazione. La ricostruzione del capezzolo negli esiti di mastectomia si esegue con piccoli lembi cutanei allestiti al vertice del cono mammario. La procedura viene effettuata in anestesia locale in regime ambulatoriale. La procedura di ricostruzione totale della mammella si esegue con l’impiego preliminare di un espansore cutaneo e la sua successiva sostituzione con protesi mammaria quindi prevede due tempi chirurgici. Nel primo intervento si inserisce l’espansore cutaneo attraverso la stessa incisione della mastectomia al di sotto della cute e del muscolo grande pettorale. L’espansore viene successivamente gonfiato gradualmente con soluzione fisiologica mediante iniezioni settimanali e dopo circa due mesi dal raggiungimento del volume stabilito e ottenuta un’adeguata distensione cutanea può essere rimosso e sostituito con una protesi mammaria definitiva in gel di silicone. Frequentemente per ottenere un risultato soddisfacente può essere necessario rimodellare la mammella controlaterale mediante riduzione mammaria, lifting del seno o mastoplastica additiva con impianto di protesi. Le procedure di inserimento dell’espansore mammario e la successiva sostituzione con la protesi definitiva vengono effettuate in anestesia generale.
Il PRP è l’acronimo di plateled rich plasma (plasma arricchito di piastrine) e si impiega in chirurgia ricostruttiva prevalentemente nel trattamento di ferite difficili. Una modesta quantità di sangue prelevato dal paziente viene centrifugato per poter eliminare la parte corpuscolata e mantenere il palsma con le piastrine di cui si sfruttano i benefici effetti dei fattori di crescita in esse contenuti.

MEDICINA ESTETICA DEL VISO

Con il termine ‘filler’ si indicano quelle sostanze che, introdotte attraverso un ago nella cute o immediatamente al sotto di essa, hanno lo scopo di ‘riempire’ i tessuti. L’impiego principale di questi prodotti ha finalità principalmente estetiche. Di larga diffusione è il ricorso ai fillers per la correzione di rughe, solchi o avvallamenti del viso o semplicemente per incrementare il volume di alcune aree anatomiche come le labbra o gli zigomi. I principi attivi che li costituiscono sono numerosi ma, per semplicità di esposizione, li dividiamo in due grosse famiglie: sostanze riassorbibili e sostanze permanenti. I fillers riassorbibili sono i biomateriali maggiormente diffusi in quanto caratterizzati da una maggior facilità di impiego, una maggior naturalezza e da minor numero di complicanze. I principali elementi di questa famiglia sono l’acido ialuronico e l’idrossiapatite. Il trattamento si esegue una o due volte all’anno ed è praticamente privo di controindicazioni ad eccezione della provata allergia al prodotto. I fillers permanenti, come si intuisce dal nome, una volta iniettati nell’organismo, sono, almeno in teoria, perenni. Questo presupposto porta con sè vantaggi e svantaggi. I vantaggi sono legati al fatto che il paziente si sottopone una sola volta all’impianto della sostanza mentre gli svantaggi sono legati ai rischi inevitabili che l’introduzione di questi materiali comporta infatti l’organismo li riconosce come estranei e cerca di eliminarli innescando una continua reazione infiammatoria nella sede dell’impianto. Un’altra prerogativa da sottolineare è il fatto che la fisionomia corporea e del volto è in evoluzione con l’avanzare dell’età ed il filler iniettato, se permanente, non sempre segue in modo armonico i processi di invecchiamento dei tessuti rischiando con gli anni che si tramuti un inestetismo. Il capostipite di questa famiglia, non più in uso, è stato il silicone liquido ed oggi i suoi più titolati eredi sono i prodotti a base di poliacrilamide. Talvolta l’impiego dei fillers non trova indicazione solo nelle terapie di abbellimento del viso infatti anche la chirurgia ricostruttiva ha fatto proprio l’impiego di questi prodotti per colmare deficit dei tessuti provocati da perdite di sostanza derivanti da traumi o da malformazioni congenite.
La tossina botulinica è una proteina prodotta da un microrganismo e la medicina utilizza il suo potere paralizzante come principio attivo in un farmaco impiegato per la cura di numerose malattie come lo strabismo, il blefarospasmo e alcune forme di spasticità. Utilizzando la tossina botulinica con questi scopi ci si è accorti che le rughe nelle zone in cui veniva utilizzato il farmaco si riducevano per cui si è giunti, dopo ulteriori studi e sperimentazioni cliniche, al suo utilizzo anche per finalità estetiche. Alcune rughe del volto sono vere e proprie linee di espressione in quanto rappresentano il segno sulla pelle delle continue contrazioni mimiche del viso per cui è evidente come una riduzione parziale e selettiva di alcuni muscoli possa indurre una progressiva regressione di queste rughe. Le aree del volto che maggiormente beneficiano della tossina botulinica sono la fronte ed il contorno degli occhi ma, in mani esperte, la si può utilizzare anche in altre regioni del viso come il contorno della bocca, il mento ed il collo. È legittimo poter pensare che una riduzione della mobilità della muscolatura mimica possa ridurre l’espressività del paziente ma sarà compito del medico far si che tutto ciò non accada anzi l’espressione del volto in molti casi può essere migliorata. Non è un trattamento definitivo in quanto, a distanza di qualche mese, i muscoli riprendono la loro normale attività ripristinando nel tempo esattamente la situazione iniziale. Il suo effetto non è immediatamente visibile ma l’azione inizia a manifestarsi dopo un paio di giorni. È un trattamento indicato per entrambi i sessi ed in ogni fascia di età con pochissime controindicazioni e limitazioni infatti è una delle procedure di medicina estetica più diffuse al mondo.
L’invecchiamento della pelle è legato da un lato a fattori costituzionali (chronoaging) dipendenti dal normale processo di involuzione biologica che caratterizza tutti i nostri tessuti e, d’altro canto, è influenzato da fattori ambientali come l’esposizione ai raggi ultravioletti (photoaging), il fumo, la disidratazione, un’inadeguata protezione cosmetica, un alimentazione errata e lo stress. Con il trascorrere del tempo la pelle subisce dei mutamenti nella propria costituzione che conducono alla comparsa di macchie, alla perdita di elasticità, all’assottigliamento e alla secchezza. Il paziente lamenta una pelle meno tonica e più spenta e osserva la graduale ed inarrestabile comparsa di rughe superficiali e di media profondità. La medicina antiaging ha studiato dei protocolli farmacologici di biostimolazione e di biorivitalizzazione per ridurre, limitare e prevenire l’invecchiamento della pelle. Il presupposto dell’impiego di questi prodotti prevede molteplici fronti d’azione tra cui l’idratazione, il reintegro dei costituenti cutanei persi e la stimolazione delle cellule responsabili della produzione di collagene. Da un punto di vista farmacologico i principi attivi maggiormente impiegati in medicina estetica a questo scopo sono l’acido ialuronico, le vitamine, gli aminoacidi, coenzimi e minerali, la glucosamina solfato, la piridossina, i fosfolipidi, gli aminoacidi e il polidesossiribonucleotide. Il medico estetico esegue delle micro iniezioni negli strati più superficiali della cute con una frequenza dipendente dalle necessità del singolo paziente. Le aree di interesse sono molteplici: il volto, le mani, il collo, il decolté o dove ve ne sia necessità.
Si impiegano laser frazionati, ovvero dispositivi che consentono di distribuire la radiazione laser in modo selettivo sulla superficie cutanea. Questo ha consentito di ridurre molto i tempi di recupero e le sequele. Il raggio laser produce dei micro canali di ablazione che stimolano la neo-rigenerazione cutanea, donando al paziente una pelle molto più compatta e luminosa. Si possono ridurre, fino ad eliminare, imperfezioni cutanee come rughe o cicatrici.Il laser a nostra disposizione è lo YOU LASER MT (Quanta System), che è in grado di combinare due lunghezze d’onda: 10600 nm (anidride carbonica) e 1540 nm ( Erbium Glass) in un’emissione frazionata o sequenziale (Mixed Tecnology).Gli inestetismi legati all’invecchiamento cutaneo, come rughe e pigmentazioni, così come le cicatrici, possono essere efficacemente trattati con questa tecnologia. L’utilizzo sinergico delle due lunghezze d’onda consente di raggiungere miglioramenti visibili anche solamente dopo una sola sessione, con minimo disconfort per il paziente.I trattamenti laser generalmente durano dai 10 ai 40 minuti, a seconda della condizione clinica. Solitamente, come nel caso delle cicatrici o delle rughe, sono necessarie una o due sedute. I risultati definitivi sono visibili non prima di 2-3 mesi.
Per il trattamento delle lesioni cutanee vascolari si impiegano laser a due lunghezze d’onda: 755 nm Alessandrite a impulso lungo e 1064 nm Laser a Neodimio:Yag a impulso lungo e corto. La combinazione di due lunghezze d’onda (755 e 1064 nm) in un’unica emissione contemporanea o in sequenza permette la rimozione di neoformazioni di origine vascolare come angiomi o capillari.
Il peeling è una tecnica rigenerativa della cute che si effettua con applicazione topica di sostanze chimiche irritanti. In funzione delle necessità del paziente e della variabilità anatomica individuale si impiegano acidi differenti e con concentrazioni e tempi di applicazione modulabili (acido glicolico, acido tricloracetico, acido salicilico, fenolo oppure peeling compositi). Peeling è un termine (dall’inglese to peel = spellare) che sta ad indicare l’esfoliazione della cute indotta dall’applicazione di una sostanza chimica. In medicina estetica il peeling è una tecnica rigenerativa della cute. Il funzionamento di un peeling chimico comprende alcuni meccanismi d’azione specifici, propri delle diverse sostanze utilizzate, e una metodica d’azione comune. L’esfoliazione comporta la rimozione dello strato corneo più superficiale eliminando tutte quelle problematiche cutanee presenti a questo livello quali eventuali lievi ipercromie o cheratosi di modesta entità inoltre l’aggressione chimica induce un aumento del turnover cellulare e una reazione infiammatoria che stimola i fibroblasti alla produzione di collagene ed elastina. L’intensità e la durata dell’esfoliazione sono dipendenti da numerosi fattori come il tipo di sostanza utilizzata, la sua concentrazione, il tempo di applicazione e le caratteristiche proprie della cute del paziente. Quanto più un peeling è aggressivo tanto più sarà impegnativo il post trattamento passando una banale esfoliazione sino, per i peeling profondi, ad una vera e propria crosta. In relazione all’aggressività dei suoi componenti i peelings vengono, per semplicità, classificati in superficiali, medi e profondi ma le sostanze attualmente in uso sono molteplici: acido glicolico, acido tricloracetico, acido salicilico, acido piruvico, fenolo e numerose altre oppure soluzioni che comprendono un insieme di più agenti chimici Un peeling può essere indicato per il ringiovanimento cutaneo o per la correzione di alcune problematiche come le cheratosi, le discromie o le cicatrici post acneiche. È compito del medico valutare la richiesta del paziente e dopo averne attentamente valutato la cute, qualora vi sia indicazione, indirizzarlo verso la terapia più idonea.
Il needling (in italiano micro perforazione cutanea rigenerativa) è una tecnica di dermatologia rigenerativa nata qualche anno fa che consiste nel trattare la pelle con appositi micro aghi al fine di indurre uno stimolo cellulare che incrementi la produzione di collagene ed elastina. In origine il needling era eseguito dal medico attraverso un rullo (dermaroller) dotato di micro aghi e fatto scorrere manualmente ripetute volte nelle aree da trattare. Nella versione moderna si utilizza un dispositivo elettromedicale che modula accuratamente la profondità di azione, il vettore di penetrazione e la velocità. I vantaggi, rispetto ai vecchi devices, sono molteplici infatti l’estrema velocità di vibrazione rende la procedura indolore ed il controllo del vettore di penetrazione consente di effettuare un trattamento omogeneo ed efficace. Il meccanismo d’azione del needling è basato sullo stimolo cellulare dell’epidermide e del derma a seguito del quale si liberano fattori di coagulazione e citochine infiammatorie che inducono un incremento di produzione di nuovo collagene e fibre elastiche. La pelle si rigenera e diviene più turgida con una evidente riduzione della rugosità più fine. Lo skin needling si colloca, in medicina estetica, tra i possibili strumenti di trattamento per la riduzione dei danni cutanei da cronoinvecchiamento e da fotodanneggiamento. Le sue funzioni più specifiche prevedono il trattamento delle cicatrici post acne, le smagliature e le rughe più ostili del labbro superiore e del decollette. Il trattamento si esegue in ambulatorio con il supporto di una pomata anestetica e la seduta ha una durata indicativa di 15 minuti lasciando a fine seduta un rosso destinato a perdurare qualche giorno.

MEDICINA COSMETICA DEL CORPO

La mesoterapia o intradermoterapia distrettuale è la somministrazione locale di un farmaco attraverso iniezioni nel derma effettuate con piccolissimi aghi. Il trattamento si effettua nella zona in cui il farmaco deve essere efficace impedendo così la sua diffusione a livello sistemico e si impiegano principi attivi diversi in funzione dell’effetto terapeutico auspicato. La mesoterapia in medicina estetica è una procedura indicata prevalentemente nel trattamento della cellulite nei primi stadi evolutivi con farmaci flebotonici atti al miglioramento della micorcircolazione oppure fibrinolitici per ridurre la fibrosi del tessuto.
È una terapia medica che prevede l’introduzione di anidride carbonica in forma gassosa nel tessuto sottocutaneo. Questa somministrazione avviene attraverso un apposito strumento che modula il flusso del gas controllandone velocità e quantità. L’anidride carbonica, per effetto paradosso, stimola l’afflusso di sangue arterioso a livello del microcircolo e quindi l’ossigenazione del tessuto.
È una tecnica che impiega aghi o microcannule per iniettare nel tessuto adiposo farmaci lipolitici che hanno lo scopo di diminuire il volume del pannicolo adiposo.
Miglioramento del tono cutaneo attraverso metodica laser assistita o impianto di fili biorivitalizzanti.
Per la rimozione dei tatuaggi si utilizza prevalentemente il laser Neodimio Yag Q-switchato con il quale si producono impulsi laser che frantumano i pigmenti colorati del tatuaggio che vengono a loro volta ridotti in particelle così piccole da poter essere smaltite dall’organismo. Il raggio laser riconosce il colore quindi è fondamentale utilizzare un laser di lunghezza d’onda adeguata a colpire lo specifico colore del tatuaggio. A tal proposito ricordiamo che alcuni di questi come il giallo ed il verde sono resistenti in quanto non esiste uno strumento con lunghezza d’onda adeguata. Il trattamento si esegue in anestesia topica con applicazione di una crema anestetizzante sulla parte da trattare 30 minuti prima della seduta che avrà una durata proporzionale all’estensione del tatuaggio. Dopo la seduta si applica una medicazione per qualche giorno con il divieto assoluto di esposizione al sole per qualche settimana. Dopo trenta o quaranta dalla seduta la cute trattata si sarà completamente ricostituita con l’evidenza di un tatuaggio di colore più sbiadito ed il paziente a questo punto è pronto per sottoporsi ad un nuovo trattamento. Il numero delle sedute dipende da molteplici fattori quali il colore, il tipo di pigmento, l’intensità del colore stesso, la profondità nel contesto della pelle e l’area anatomica di interesse. Il buon dovrebbe prevedere una maggior valutazione nel sottoporsi ad un trattamento che per sua originale nature si intendeva come definitivo.
Attualmente la rimozione dei peli superflui dal corpo è una tendenza mondiale e la fotoepilazione con laser o altra tecnologia basata sulla luce è una delle procedure maggiormente richieste in medicina estetica. Il meccanismo d’azione dell’epilazione laser si fonda sul principio della fototermolisi selettiva. Il cromoforo principale, ossia il bersaglio ottico del laser è la melanina del follicolo pilifero, che è concentrata a livello del bulbo e del fusto, strutture che fungono da esche ottiche per il raggio luminoso. Tuttavia, il bersaglio biologico è rappresentato dalle cellule staminali situate a livello della papilla follicolare e quelle presenti in una struttura chiamata bulge annessa al pelo, queste cellule, non pigmentate, rinnovano continuamente la crescita dei peli nel corso della vita. In sostanza, il raggio laser incidente sulla pelle viene assorbito dalla melanina del pelo, la luce viene trasformata in calore e questo effetto termico, indirettamente, surriscalda le strutture nobili del pelo che vengono alterate fino ad essere totalmente distrutte, solo così il ciclo del pelo viene ad essere bloccato e l’epilazione può essere considerata veramente efficace. La fototermolisi selettiva dipende da numerosi parametri laser che il medico operatore gestisce tra cui la lunghezza d’onda, la durata dell’impulso, la densità di energia, le dimensioni dello spot di emissione. Tutte queste misure, se opportunamente combinate fra loro, confinano il calore nel cromoforo target distruggendolo selettivamente ed evitando la dissipazione di calore ai tessuti circostanti, impedendo così sgradevoli effetti collaterali. Quindi esistono dei fattori chiave per il successo di un trattamento di epilazione che passano dalla comprensione della anatomia, della crescita e fisiologia del pelo, da una conoscenza approfondita delle interazioni laser tessuto e dalla corretta selezione del paziente, la quale, imprescindibilmente, deve valutare il fototipo cutaneo, l’estensione della superficie da trattare, la valutazione del colore e del diametro del pelo da eliminare. Questi ultimi aspetti decideranno la fonte laser da utilizzare, ammesso che siano tutte a disposizione del medico. Il medico laserista che si occupa di epilazione impiega diverse sorgenti a diverse lunghezze d’onda (Alessandrite long pulse 755 nm, Neodimio:Yag long pulse 1640 nm, diodi 800-810 nm) per garantire la miglior efficacia possibile del trattamento.
La luce pulsata è un dispositivo che emette una luce non laser, non selettiva ad alta intensità. Una delle tecnologie medicali di ultimissima generazione (SWT: selective waveband technology) consente di ottenere ranges di lunghezze d’onda altamente selezionate, eliminando quelle non necessarie e riducendo così l’utilizzo di alte fluenze, minimizzando in questo modo gli effetti collaterali. La gamma dei possibili trattamenti a livello del viso è ampia. A seconda del range di lunghezza d’onda selezionata è possibile effettuare un’innumerevole quantità di interventi estetici tra cui: eliminazione di lentigo solari (macchie cutanee), fotoringiovanimento (schiarimento della cute del volto e miglioramento della trama cutanea), trattamento di teleangectasie, rosacea, couperose, angiomi piani, laghi venosi (neoformazini vascolari spesso presenti nelle mucose delle labbra) e alcuni esiti cicatriziali. Anche a livello del corpo le indicazioni sull’utilizzo della luce pulsata sono molte e la fotoepilazione merita sicuramente un posto di rilievo: la possibilità di modulare la lunghezza degli impulsi e la selettività delle lunghezze d’onda consente di ottenere risultati eccellenti, raggiungendo buoni risultati anche in fototipi più scuri e in presenza di target di pelo non ottimali. Altre possibilità terapeutiche riguardano il fotoringiovanimento di mani e dècolettè, il trattamento di smagliature, di alcuni esiti cicatriziali e, in casi selezionati, di alcune tipologie di teleangectasie degli arti inferiori.
La criolipolisi cooltech e’ una recente metodica che sfrutta le proprietà fisiche specifiche del grasso rispetto ai tessuti limitrofi inducendone così una rimozione selettiva dello stesso. Agisce combinando l’effetto vacuum al raffreddamento controllato della zona trattata, cosi’ operando si ottiene una riduzione delle cellule di grasso del distretto corporeo lavorato. I distretti corporei oggetto di terapia sono: Mento, Braccia, Addome, dorso, fianchi, trocanteri , interno coscia , zona mediale del ginocchio. Il macchinario è dotato di differenti manipoli sagomati ad hoc per assicurare la maggior efficienza e sicurezza nel “ pinzare” e raffreddare il pannicolo adiposo. La terapia ha una durata di 70 minuti circa, possono essere trattate in contemporanea due zone corporee, non risulta dolorosa e talvolta i pazienti si rilassano sino ad addormentarsi. la zona potrebbe mostrare nel post- terapia lieve eritema con durata variabile da minuti a ore, piccole ecchimosi occasionali associate al processo di aspirazione ed alterazioni reversibili della sensibilità cutanea locale. Il numero di trattamenti varia da una singola seduta ad un massimo di tre sedute. I risultati del trattamento si iniziano a percepire dopo 40 giorni con conseguente miglioramento nei mesi successivi.

Trattamento medico non invasivo che sfrutta l’azione di onde elettromagnetiche che, attraversando i tessuti cutanei, creano un riscaldamento controllato a diverse profondità e potenze, apportando l’azione terapeutica desiderata.
L’apparecchiatura dispone di numerosi manipoli dedicati a differenti aree anatomiche e con finalità terapeutiche differenti.
La radiofrequenza nelle sue possibili modalità bipolare e monopolare prevede molteplici indicazioni che spaziano dalla riduzione delle rughe più fini, al tightening cutaneo al rimodellamento corporeo sino alla cellulite.
Il trattamento non è doloroso e permette sin da subito la ripresa delle normali attività quotidiane.

EQUIPE

EQUIPE MEDICI E CHIRURGHI

Dr. Enrico Motta

Specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, master in chirurgia estetica morfodinamica, master in medicina estetica

Dr. Giovanni Iacopetta

Specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica

Dr. Doriano Ottavian

Specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica

Dr. Stefano Di Nonno

Specialista in chirurgia generale, master in chirurgia estetica

Dr. Nicolò Manuini

Master in chirurgia estetica morfodinamica, scuola post universitaria di medicina estetica

Dott.ssa Michaela Cortellessa

Medico esperto e consulente in medicina ad indirizzo estetico

Dott.ssa Luana Salvagni

Medico Specialista in chirurgia maxillo facciale

EQUIPE ANESTESISTI

Dr. Giorgio Barzoi

Specialista in Anestesia e Rianimazione

Dr. Eros Gambaretti

Specialista in Anestesia e Rianimazione

Dott.ssa Nodari Ilaria

Specialista in Anestesia e Rianimazione

Dott.ssa Luisa Quartini

Medico chirurgo specialista in anestesia e rianimazione

Dott.ssa Fabiana Lombardi

Medico chirurgo specialista in anestesia e rianimazione

EQUIPE INFERMIERI

Claudio Guida

Infermiere coordinatore

Mauro Cottali

Infermiere

Vanessa Ferrari

Infermiera

Anna Calzona

Infermiera

Fanelli Francesca

Infermiera

Oteanu Sanda Mihaela

Infermiera

AMMINISTRAZIONE E SEGRETERIA

Silvia Guerra

Responsabile amministrazione e segreteria

Chiara Bozzola

Segreteria

Michela Franchini

Segreteria

Giulia Montorfano

Segreteria