La rinoplastica è, nell’immaginario di molti, il primo intervento a cui si pensa quando si parla di chirurgia estetica. Con la rinoplastica è possibile correggere piccole e grandi imperfezioni del naso che talvolta sono fonte di disagio per molte persone.
La storia di questa procedura è inaspettatamente antica se pensiamo che in India nel 2000 a. C. viene introdotta una tecnica, ancor oggi nota con il nome di lembo indiano, per la ricostruzione della piramide nasale che, in quella civiltà, veniva amputata ai prigionieri di guerra.
Nell’epoca rinascimentale per la prima volta si fa esplicito riferimento alla chirurgia estetica in riferimento alla possibilità di ricostruire i nasi mutilati dalla sifilide. Heinrich Von Pfalzpaint vissuto tra il 1400 e il 1465 propone una tecnica per la ricostruzione del naso attraverso l’impiego di lembi cutanei prelevati dal braccio. Il bolognese Gaspare Tagliacozzi scrive nel 1597 il “de curtorum chirurgia per insitionem” in cui mette in relazione il disagio sociale e l’infelicità dei pazienti affetti da sifilide con naso deformato proponendo una chirurgia riparatrice del danno estetico. Allo stesso modo la famiglia Branca attiva a Catania nel XV secolo esegue la ricostruzione del naso con lembi di guancia e di braccio. Un ulteriore sviluppo alla chirurgia della piramide nasale avviene in India alla fine del 1700 ad opera del chirurgo inglese C. Lyon Lucas finchè il tedesco J. F. Dieffenbach nel 1834 pone definitivamente le basi della moderna rinoplastica.
Attraverso piccole incisioni praticate all’interno delle narici, quindi esternamente invisibili, il chirurgo può correggere molti difetti: la gobbetta o l’eccessivo avvallamento del dorso, le narici troppo larghe, la punta eccessivamente grande, quella troppo ruotata verso il basso o eccessivamente all’insù.
A differenza di quanto comunemente si pensa, la rinoplastica, soprattutto quando eseguita con finalità estetiche, è una procedura chirurgica completamente indolore; i piccoli disagi conseguenti all’intervento sono correlati alla presentabilità sociale nei giorni successivi all’intervento infatti il paziente indossa un piccolo tutore protettivo sul dorso nasale per circa una settimana e spesso presenta gonfiore e lividi nella regione palpebrale. Abitualmente questo intervento viene eseguito in anestesia generale o in sedazione, in regime di day hospital o con un brevissimo ricovero. Piccole correzioni della punta possono essere effettuate in anestesia locale con dimissione immediata.
Accanto alle indicazioni estetiche, quando ve ne sia necessità, si associano quelle funzionali per cui una deviazione del setto nasale o una ipertrofia dei turbinati possono essere trattati durante una rinoplastica estetica oppure, al contrario, l’esigenza funzionale può essere l’occasione per correggere difetti estetici che, di per sé, non sarebbero stati sufficienti a condurre il paziente dal chirurgo.
La rinoplastica estetica è, per eccellenza, un intervento di trasformazione infatti il paziente chiede un cambiamento di una propria caratteristica fisica e, proprio in virtù di questa considerazione, è fondamentale che la forma ed il volume del naso siano il frutto di una ponderata valutazione del viso nel suo insieme al fine di produrre un risultato assolutamente armonico.
“Un naso è bello quando è invisibile”. Quando si incontra con lo sguardo il volto di una persona e non se ne nota immediatamente il naso evidentemente, bello o brutto che sia, possiede caratteristiche tali da poter essere considerato armonico nel contesto di quel volto.
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